Credito d’imposta sui beni strumentali nuovi: ulteriore differimento al 30 novembre 2023

La legge di conversione del Decreto “Milleproroghe” ha previsto lo slittamento al 30 novembre 2023 del termine per completare gli investimenti “prenotati” entro il 31 dicembre 2022. 

La disposizione vale sia per i beni strumentali materiali “4.0”, riconducibili all’elenco di cui all’Allegato "A" della Legge di Bilancio 2017, sia per quelli di tipo “tradizionale” (non “4.0”), materiali ed immateriali. 

Per ultimare gli investimenti prenotati entro il 31 dicembre 2022, l’originaria scadenza del 30 giugno 2023 − prevista dall’art. 1, comma 1055, della L. n. 178/2020 − era già stata spostata al 30 settembre 2023 dall’ultima Legge di Bilancio (art. 1, comma 423, L. n. 197/2022); ora, secondo quanto previsto dal nuovo comma 1-ter dell’art. 12 del Decreto alle imprese vengono concessi altri due mesi, essendo stato fissato al 30 novembre 2023 il termine di effettuazione degli investimenti, di norma coincidente con il momento della consegna dei beni. 

Osservando tale tempistica, per gli investimenti validamente prenotati entro il 31 dicembre scorso il credito d’imposta spetterà con le percentuali più vantaggiose fissate per il 2022, anziché con quelle previste per il triennio 2023-2025, che risultano dimezzate (art. 1, comma 1057-bis, L. n. 178/2020). 

Nessun prolungamento è stato invece previsto per l’arco temporale entro cui vanno completati gli investimenti in beni immateriali “Industria 4.0”, compresi nell’Allegato "B" della L. n. 232/2016 (software, piattaforme, applicazioni): resta fermo il termine ultimo del 30 giugno 2023 per effettuare gli investimenti prenotati alla data del 31 dicembre 2022, maturando il bonus nella misura incrementata al 50% del costo sostenuto, entro 1 milione di euro di investimenti complessivi.

Aziende e sostenibilità: pubblicata la nuova prassi UNI/PDR 134:2022

Quanto è sostenibile la tua azienda? 

Il 24 novembre 2022 è entrata in vigore la nuova prassi di riferimento UNI/PdR 134:2022, uno strumento che consente di avere indicazioni operative per l’autovalutazione della sostenibilità di imprese di minori dimensioni (MPMI). 

In un contesto come quello italiano ed europeo, fortemente caratterizzato dalla presenza di micro e piccole imprese, la prassi è un ponte che conduce ad un nuovo approccio sostenibile, fornendo conoscenze, consapevolezza e buone pratiche da mettere in atto.

La norma si rivolge a tutte le aziende fino a 49 addetti: tale schema permette di fare una valutazione della propria sostenibilità, calcolando e monitorando le performance in tale ambito  secondo i parametri ambientali, sociali e di governance (criteri ESG: Environmental, Social, and Governance). 

La prassi nasce con lo scopo di aiutare le imprese di minori dimensioni ad avvicinarsi ad un approccio consapevole e strategico alla sostenibilità, valorizzando le molte iniziative spesso intraprese su questo tema ed evidenziando allo stesso tempo gli spazi per nuovi e più consapevoli interventi. 

Nell'attuale contesto i paradigmi di business hanno la necessità di rispondere alla sfida della sostenibilità connessa alle performance economiche delle aziende, che dovranno adattarsi ai cambiamenti imposti dal clima e dai conseguenti fabbisogni (efficientamento energetico, attivazione economia circolare, nuove soluzioni di utilizzo materiali).

Un ulteriore elemento da considerare, destinato ad avere un impatto significativo, è l’inserimento di parametri legati alla sostenibilità in normative con un forte impatto sull’attività d’impresa, come quella per l’accesso al credito o ad incentivi/aiuti. 

Ad esempio, il principio Do Not Significant Harm (DNSH) prevede che gli interventi inseriti nel PNRR non arrechino alcun danno significativo all’ambiente.

Un primo indicatore dell’impatto della sostenibilità sul territorio e nelle sue diverse dimensioni possibili, si ha spostando l’attenzione dall’utile (principale indicatore della sostenibilità economica), per portarla anche su altri elementi e margini di bilancio, che possono essere maggiormente significativi per capire il valore creato e distribuito ai diversi stakeholders (ad esempio si pensi a iniziative quali permessi per volontariato, anticipi stipendi, sostegno ad associazioni del territorio, ecc.) 

Dare evidenza a questi elementi ed attribuire loro il giusto significato è il primo passo per misurare la sostenibilità dell’impresa, nella consapevolezza che gli indicatori di sostenibilità, anche se “non finanziari”, hanno in realtà riflesso sul valore economico, e svolgono un ruolo importante di lungo periodo sulla prosperità, sulla valutazione e sulla reputazione dell’azienda. 

Per sapere come applicare la prassi di riferimento non esitare a contattarci.